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DAL 17 AL 20 MAGGIO 2025 

A SAN SEVERO (FG)

© La Festa del Soccorso 2011 - 2025

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dal 1857 

la festa patronale 

della città di  San Severo

LA STORIA

DELLA FESTA 

DEL SOCCORSO

Evoluzione della Festa nei secoli

La comparazione tra i festeggiamenti ottocenteschi e quelli odierni rivela mutamenti significativi nella forma e nei tempi della celebrazione.

In origine, la festa cadeva la prima domenica di maggio, non la terza come oggi. Il novenario solenne si svolgeva presso la Chiesa di Sant’Agostino, ma fu successivamente trasferito in Cattedrale per poter accogliere il crescente numero di fedeli.

Anche la processione seguiva un itinerario differente: si percorreva soltanto il giro interno, con deviazioni temporanee verso il giro esterno all’altezza delle antiche porte cittadine, dove la Madonna benediva i campi e veniva incendiata una batteria. Solo in seguito, l’itinerario venne esteso definitivamente al giro esterno, come lo conosciamo oggi.

Durante la processione del 1858, la statua di San Severo Vescovo era collocata alla sinistra della Vergine, mentre quella di San Severino Abate, anticamente unico Patrono di San Severo, non era ancora presente.
Sarà solo nel 1908, a seguito della riconferma del Patronato, che il simulacro di San Severino Abate verrà introdotto nella processione patronale, occupando la posizione alla sinistra della Madonna, con San Severo Vescovo spostato alla sua destra.

Con il tempo, anche la data della festa subì una variazione definitiva, passando dalla prima alla terza domenica di maggio, segnando l’inizio della tradizione moderna che ancora oggi anima le strade e i cuori di San Severo.

Un prezioso resoconto tratto da una testata giornalistica dell’epoca ci restituisce l’atmosfera incantata e solenne della Festa Patronale del 1934, celebrata con straordinario fervore nei giorni 12, 13 e 14 maggio.

I festeggiamenti ebbero inizio il sabato con una Messa Solenne arricchita dalla presenza di una grande orchestra e da cantori provenienti da Napoli, diretti dal rinomato Maestro Michele Manno. L’evento assunse così i toni di una vera e propria celebrazione musicale, in cui la liturgia si intrecciava armoniosamente con l’arte e il canto.

Nelle giornate della Domenica e del Lunedì, la festa si irradiava anche nelle piazze: in particolare, presso Piazza Municipio, si esibiva il Maestro Michele Nozzetti, alla guida della scuola musicale cittadina di strumenti ad arco, offrendo alla cittadinanza un repertorio ricco di melodie solenni e popolari, che accompagnavano il clima gioioso e solenne della ricorrenza.

A sottolineare l’impegno civico e comunitario per l’esaltazione della festa, il Commissario del Dopolavoro Comunale, Dott. Mario Savino, insieme al Vice Commissario Sig. Luigi Biccari, istituì una serie di premi: per i migliori addobbi floreali e luminosi di balconi e negozi, ma anche — peculiarità tutta sanseverese — per le cantine pubbliche e private che mettevano in vendita le migliori etichette di vino locale, espressione della laboriosità e della generosa terra di San Severo.

L’intera città si trasformò così in un teatro festante, in una gara di bellezza e devozione, ove ogni angolo era avvolto da una coreografia collettiva di luci, stoffe e colori. Le fotografie dell’epoca restituiscono l’immagine di balconi sontuosamente addobbati con coperte di seta pregiata, ghirlande d’alloro che correvano lungo le vie, e illuminazioni elettriche che tracciavano percorsi di luce nel cuore della città.

Nel pomeriggio del sabato, si compiva un rito dal profondo valore simbolico e spirituale: ogni chiesa cittadina inviava alla Cattedrale il proprio santo protettore, il cui simulacro veniva esposto con ceri e fiori lungo la navata centrale. Questo colpo d’occhio straordinario, in cui si contemplava una moltitudine di statue, fu poeticamente definito dai fedeli "il Paradiso".

Durante la Processione solenne, la statua della Madonna del Soccorso era affiancata da quelle di San Severo Vescovo e San Severino Abate, mentre a precederla vi erano i quattro Angeli e i santi delle parrocchie, accompagnati dal clero cittadino, dal Vescovo e dalle Verginelle: bambine vestite di candido bianco, impreziosite da gioielli appuntati sugli abiti, simbolo di purezza e offerta.

Chiudevano il corteo le Autorità Civili, con il Labaro del Comune di San Severo, e le bande musicali che intonavano inni sacri e marce solenni.

Secondo l’usanza radicata nel cuore del popolo sanseverese, in tale occasione si indossavano abiti nuovi, come segno di festa, rispetto e rinnovamento.
Anticamente, a seguire la processione vi erano anche le carrozze a cavallo, adornate a festa, che sfilavano tra le vie cittadine, richiamando un fasto nobile e antico.

Lungo l’intero tragitto della processione, ad ogni angolo di strada si accendevano le tradizionali batterie pirotecniche, vere e proprie offerte votive di fuoco, che salivano al cielo come preghiere incandescenti, mentre i fedeli — coraggiosi e devoti — seguivano il simulacro a pochi metri dagli scoppi, in un misto di meraviglia, adrenalina e sacralità.

La Festa del Soccorso degli anni Trenta fu dunque un capolavoro collettivo di fede, musica, arte e identità popolare. Un’epoca in cui la devozione si esprimeva con gesti solenni, con eleganza d’altri tempi, e con un coinvolgimento totale della comunità, dal clero alle istituzioni, dai più piccoli ai più anziani, in un’unica voce che inneggiava alla Madre del Soccorso, regina e custode di San Severo.

 

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